Ho deciso di
scrivere. Sì, scriverò la storia della mia passione per la letteratura. Vi
racconterò anche della ricerca di un lavoro, che è poi la ricerca di un
percorso di vita. Uno dei tanti possibili.
Vi ricordate
quel film di qualche anno fa, Sliding
doors? Immagino che a molti di voi sarà noto… ci pensate spesso, vero, al fatto che, nel bene e nel
male, ogni scelta si ripercuote sul percorso della nostra vita?
Torniamo subito a
me. Nel 1999, conseguito il diploma di maturità classica, scelsi di iscrivermi
alla facoltà di Lettere. Non sapevo nulla altro, se non che amavo leggere e
analizzare i testi letterari. Ah, un’altra cosa la sapevo: mi attraeva spiegare
agli altri il contenuto dei testi e le impressioni che ricavavo dalla loro lettura.
Queste poche, ma ferree convinzioni mi sembravano un buon inizio per
intraprendere la carriera del Letterato!
Da romantica
appassionata e passionale quale sono, scrivevo anche poesie. Ancora adesso, sia
chiaro, mi piace farlo, benché l’ardore adolescenziale, svanendo con l’età, si
sia trascinato dietro la massima parte dell’ispirazione poetica. Con la poesia liberavo tra
le righe quelle parole che restavano imbrigliate nelle pieghe del mio animo e
permettevo loro di spiegarsi e di mostrarmi, completamente vera,
inequivocabilmente nuda. La poesia mi consente sempre di vedere me stessa e gli
altri sotto una luce diversa. Ha il potere di scandagliare anche i più remoti
recessi dell’io, anche quelli di cui ignoriamo l’esistenza. Scriviamo non quello che mostriamo o pensiamo di essere, ma quello che siamo
davvero. Quelle parole che sgorgano dalla nostra biro sono un surrogato del
nostro cuore, del nostro intelletto, del nostro vissuto. Siamo un'unica cosa,
noi e loro.
Insieme alla
passione poetica, ne coltivavo un’altra, diversa ma simile, a ben guardare. Ero
attratta irresistibilmente dalle note esplicative nei testi scolastici che antologizzavano brani tratti
da opere della classicità latina e greca. In quel periodo della mia esistenza pensavo
che avrei lavorato in una casa editrice e sarei stata una di quelle Entità,
vaghe, indefinite, irraggiungibili, che per mestiere scrivono le note nei testi
di scuola… sogni di adolescente, non c’è dubbio. Eppure in quelle
adolescenziali velleità, mescolate ad un fervore puro e incontaminato da
riflessioni utilitaristiche ed economicistiche, trovai la chiave per decidere
il mio futuro.
Oggi sono
passati 14 anni e non rimpiango, né mai rimpiangerò, la scelta fatta quando di anni ne avevo solo 18.
E come potrei, se al solo sentire parlare di libri, romanzi, poesie mi sento pervadere
da una strana euforia? Penso sia un misto di gioia estatica, rapimento
arrendevole e smisurato orgoglio. Vi chiederete perché, forse, o più
probabilmente penserete che sono un’esaltata… se avrete la pazienza di leggere
ancora un po’, cercherò di spiegarvi meglio.
Avete presente i
brividi e la sensazione di avere la pelle increspata? Beh, quando mi trovo a
leggere qualcosa di veramente speciale, qualcosa che riesce a toccare le corde
più profonde del cuore, qualcosa che fa piangere, ridere e non solo, allora mi
si increspa la pelle e mi sento così intimamente felice ed appagata, che mi
sembra di avere aggiunto un tassello fondamentale nella costruzione della mia
esistenza.
Eppure non sono
molte le opere che riescono a penetrare ed impregnare le coscienze fino a
questo punto. Quelle poche io le chiamo Capolavori e, in barba alla grammatica,
lo scrivo con la C maiuscola.
Quanti libri
avrò letto dai 6 anni fino ad ora che di anni ne ho 3-(no, non ve lo dico!!!)? Mah, chi lo sa, non li
ho mai contati… ricordo benissimo, invece, quali sono quelli che mi hanno
segnata, formata e trasformata, fin dalla radice del mio Essere. Tutto ciò che
leggiamo, a pensarci, svolge nella vita una qualche funzione: le riviste di
moda, quelle di attualità, i romanzi di avventura, i racconti noir, i romazi
gialli, quelli rosa… e chi più ne ha, più ne metta, certo! Solo pochi, però, sono
gli scritti che diventano parte di noi.
Oggi i
ringraziamenti, le lamentele e le recriminazioni per quello che sono, non li
rivolgo solamente ai miei genitori, ma anche a Verga, Leopardi, Stendhal,
Pirandello, Catullo, Properzio, Pascoli, Baricco, Omero, Flaubert, Virgilio,
Prevért, Euripide, Seneca, Petrarca, Svevo, De Amicis, Alcott… (l’elenco
sarebbe troppo lungo e non voglio annoiarvi!)… questi signori, proprio come i
miei genitori, mi hanno svezzata, educata, mi hanno istruito, pur senza volerlo
esplicitamente. Quest’ultimo concetto lo ritengo fondamentale. Loro non
volevano istruirmi, ma lo hanno fatto. Loro non erano formalmente miei docenti,
eppure mi hanno insegnato tantissime cose…
… e sull’onda di
quella euforia e di quelle sensazioni che provo quando leggo qualcosa di
“speciale” e che ho cercato malamente di rendere a parole, un decennio fa (e
forse ancor prima) decisi di votare il mio futuro alle Lettere…
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