venerdì 20 luglio 2012

Scegliere la Letteratura come percorso di vita - Parte I



Ho deciso di scrivere. Sì, scriverò la storia della mia passione per la letteratura. Vi racconterò anche della ricerca di un lavoro, che è poi la ricerca di un percorso di vita. Uno dei tanti possibili.

Vi ricordate quel film di qualche anno fa, Sliding doors? Immagino che  a molti di voi sarà noto…  ci pensate spesso, vero, al fatto che, nel bene e nel male, ogni scelta si ripercuote sul percorso della nostra vita?

Torniamo subito a me. Nel 1999, conseguito il diploma di maturità classica, scelsi di iscrivermi alla facoltà di Lettere. Non sapevo nulla altro, se non che amavo leggere e analizzare i testi letterari. Ah, un’altra cosa la sapevo: mi attraeva spiegare agli altri il contenuto dei testi e le impressioni che ricavavo dalla loro lettura. Queste poche, ma ferree convinzioni mi sembravano un buon inizio per intraprendere la carriera del Letterato!

Da romantica appassionata e passionale quale sono, scrivevo anche poesie. Ancora adesso, sia chiaro, mi piace farlo, benché l’ardore adolescenziale, svanendo con l’età, si sia trascinato dietro la massima parte dell’ispirazione poetica. Con la poesia liberavo tra le righe quelle parole che restavano imbrigliate nelle pieghe del mio animo e permettevo loro di spiegarsi e di mostrarmi, completamente vera, inequivocabilmente nuda. La poesia mi consente sempre di vedere me stessa e gli altri sotto una luce diversa. Ha il potere di scandagliare anche i più remoti recessi dell’io, anche quelli di cui ignoriamo l’esistenza. Scriviamo non quello che mostriamo o pensiamo di essere, ma quello che siamo davvero. Quelle parole che sgorgano dalla nostra biro sono un surrogato del nostro cuore, del nostro intelletto, del nostro vissuto. Siamo un'unica cosa, noi e loro.

Insieme alla passione poetica, ne coltivavo un’altra, diversa ma simile, a ben guardare. Ero attratta irresistibilmente dalle note esplicative nei testi  scolastici che antologizzavano brani tratti da opere della classicità latina e greca. In quel periodo della mia esistenza pensavo che avrei lavorato in una casa editrice e sarei stata una di quelle Entità, vaghe, indefinite, irraggiungibili, che per mestiere scrivono le note nei testi di scuola… sogni di adolescente, non c’è dubbio. Eppure in quelle adolescenziali velleità, mescolate ad un fervore puro e incontaminato da riflessioni utilitaristiche ed economicistiche, trovai la chiave per decidere il mio futuro.

Oggi sono passati 14 anni e non rimpiango, né mai rimpiangerò, la scelta fatta quando di anni ne avevo solo 18. E come potrei, se al solo sentire parlare di libri, romanzi, poesie mi sento pervadere da una strana euforia? Penso sia un misto di gioia estatica, rapimento arrendevole e smisurato orgoglio. Vi chiederete perché, forse, o più probabilmente penserete che sono un’esaltata… se avrete la pazienza di leggere ancora un po’, cercherò di spiegarvi meglio.  

Avete presente i brividi e la sensazione di avere la pelle increspata? Beh, quando mi trovo a leggere qualcosa di veramente speciale, qualcosa che riesce a toccare le corde più profonde del cuore, qualcosa che fa piangere, ridere e non solo, allora mi si increspa la pelle e mi sento così intimamente felice ed appagata, che mi sembra di avere aggiunto un tassello fondamentale nella costruzione della mia esistenza.
Eppure non sono molte le opere che riescono a penetrare ed impregnare le coscienze fino a questo punto. Quelle poche io le chiamo Capolavori e, in barba alla grammatica, lo scrivo con la C maiuscola.
Quanti libri avrò letto dai 6 anni fino ad ora che di anni ne ho 3-(no, non ve lo dico!!!)? Mah, chi lo sa, non li ho mai contati… ricordo benissimo, invece, quali sono quelli che mi hanno segnata, formata e trasformata, fin dalla radice del mio Essere. Tutto ciò che leggiamo, a pensarci, svolge nella vita una qualche funzione: le riviste di moda, quelle di attualità, i romanzi di avventura, i racconti noir, i romazi gialli, quelli rosa… e chi più ne ha, più ne metta, certo! Solo pochi, però, sono gli scritti che diventano parte di noi.
Oggi i ringraziamenti, le lamentele e le recriminazioni per quello che sono, non li rivolgo solamente ai miei genitori, ma anche a Verga, Leopardi, Stendhal, Pirandello, Catullo, Properzio, Pascoli, Baricco, Omero, Flaubert, Virgilio, Prevért, Euripide, Seneca, Petrarca, Svevo, De Amicis, Alcott… (l’elenco sarebbe troppo lungo e non voglio annoiarvi!)… questi signori, proprio come i miei genitori, mi hanno svezzata, educata, mi hanno istruito, pur senza volerlo esplicitamente. Quest’ultimo concetto lo ritengo fondamentale. Loro non volevano istruirmi, ma lo hanno fatto. Loro non erano formalmente miei docenti, eppure mi hanno insegnato tantissime cose…

… e sull’onda di quella euforia e di quelle sensazioni che provo quando leggo qualcosa di “speciale” e che ho cercato malamente di rendere a parole, un decennio fa (e forse ancor prima) decisi di votare il mio futuro alle Lettere…

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