giovedì 24 aprile 2014

EFFETTI POSITIVI DI UN ABBRACCIO

L'abbraccio tra due persone è un gesto di affetto, stima, calore e solidarietà.
A ciascun essere umano non dovrebbe mai essere negato un abbraccio, ciascuno dovrebbe poterne usufruire almeno una volta nella vita. Esso rilascia un calore profondo, rinfranca l'animo, fortifica lo spirito, rafforza l'autostima, migliora l'umore, spalanca uno scenario di speranza.
Cosa costa un abbraccio? Credo non costi nulla e dà tanto non solo a chi lo riceve, ma soprattutto a chi lo dà. Abbracciamoci di più, abbattiamo i muri dell'egocentrismo, dell'indifferenza, della superbia e dell'orgoglio. Effondiamo la luce dell'amicizia e il calore dell'umanità. Con un semplice e primordiale gesto: un abbraccio.

mercoledì 23 aprile 2014

giovedì 3 aprile 2014

CONTAMINACIONES ENTRE LA MATRONA IDEAL Y LA PUELLA ELEGIACA / CONTAMINAZIONI TRA LA MATRONA IDEALE E LA FANCIULLA ELEGIACA










Ambito di interesse: letteratura e filologia latine

Titolo dell'articolo: Contaminaciones entre la matrona ideal y la puella elegiaca

Autori: Eulogio Baeza Angulo y Valentina Buono

Reperibile in: Emerita, Vol. 81, N. 2 (2013).

giovedì 27 marzo 2014

15^ puntata - E adesso che si fa? (di Valentina Buono)

La sveglia, con i soliti grilli molesti. Puntuale come sempre. Il suono le sembrò insopportabile e la disattivò immediatamente, ma nella foga Stella la fece cadere. Un tonfo secco e pesante. Nella sua testa un rimbombo. Si sentiva stordita e indolenzita. Aveva freddo. Non ce la faceva neppure a pensare di alzarsi dal letto.
Decise che quella mattina non sarebbe andata in dipartimento. Non ne aveva voglia e la testa le danzava come in un vorticoso girotondo.
Si raggomitolò tra le coperte e le tornarono in mente Luca, le sue parole, il suo viso, i suoi occhi e le lacrime della sera prima.
Non voleva pensarci, per ora. Quella giornata la voleva tutta per lei. 
Raccolse tutta la forza di volontà che aveva e si alzò, piano, infilò le pantofole e la vestaglia, ma barcollò un attimo e si appoggiò alla parete di fronte al letto per non cadere. Si diresse verso il bagno. Non si specchiò. Preferiva evitarlo, per il momento. Fece la pipì, poi si sciacquò il viso ed allora fu costretta a guardarsi allo specchio... no, no, no! No. Non era giusto. Non poteva continuare così. Lei aveva tutto il diritto di vivere una vita piena. Luca con il suo cinismo e la sua instabilità non poteva rovinarle l'unica vita che le era stata destinata. Eh sì, perché se poi non fosse stata vera la storia delle reincarnazioni, avrebbe sprecato la sua unica esistenza a correre dietro ad uno stronzo. Doveva darsi una mossa. Il distacco doveva essere definitivo. Queste faccende bisognava affrontarle di petto, come quando si decide di andare dal dentista.  

Indossò il vestito rosso, mise le decollté e si spazzolò i capelli: era il giorno adatto per il parrucchiere. Mise del collirio decongestionante prima nell'occhio destro e poi in quello sinistro: dopo un pianto come quello della sera prima non poteva farne proprio a meno. E un po' di trucco. Bevve una tazza di the verde con due biscotti al burro e due al cioccolato: che bontà, che dolcezza... tutta quella che Luca non aveva voluto darle. 
Prese il cordless e chiamò il parrucchiere: ottenne un appuntamento per le 12,00 e gli disse che voleva fare taglio e colore. Sì, voleva provare un bel rosso scuro, perché no? Una botta di vita. Ci stava tutta. Poi per pranzo sarebbe uscita con Marzia e Giulia. Un bel giro di shopping. Lo stipendio era quasi finito, ma non le importava. Voleva svagarsi, ricaricarsi. 
E dopo cosa avrebbe fatto? Ce l'avrebbe fatta, lo sapeva. Voleva farcela. 

giovedì 27 febbraio 2014

14^ puntata. Quella sera (di Valentina Buono)

In casa c'era un odore strano e Stella corse subito verso la pattumiera dell'organico: aprendola, si levò una nube tossica. Le bucce di arancia e di mela, fermentando, avevano diffuso il puzzo in cucina e in sala. Richiuse il sacchetto e lo sfilò, per andarlo a relegare in un angolo del terrazzino, fino all'indomani. Non si era svestita. Si buttò sul divano. Si guardò allo specchio appeso sulla parete di fronte e non si riconobbe. Dove era finito l'entusiasmo di tre giorni prima, quando aveva scoperto di non avere un cancro all'intestino, ma solo la celiachia? Era felice di questo, intimamente, eppure la storia di Luca l'aveva svuotata. Ricominciò a piangere. Abbracciò il suo peluche e lo strinse forte, tra le lacrime sempre più copiose. Non cenò. Si preparò una tisana alle erbe di montagna. La bevve svogliatamente e si infilò il pigiama, quello di cotone con l'orso che stringeva tra le zampe un enorme cuore. Si mise a letto, sotto il suo morbido piumone azzurro. Bagnò il cuscino e si addormentò sfinita. 

mercoledì 19 febbraio 2014

13^ puntata. Il cavallo selvaggio (di Valentina Buono)

- Stella, io non ti devo niente. Non ti ho mai detto di volere una relazione stabile. Se l'hai creduto, mi hai frainteso. Io sono nato libero. Sono come un cavallo selvaggio - e sorrise.
Quel sorriso la indispettì, moltissimo, forse troppo. Fu la tipica goccia che fa traboccare il vaso: nel caso di Stella, però, non era un semplice vaso a traboccare, ma un fiume a tracimare. 
- Certo che sei davvero uno smidollato, una persona meschina, mi fai schifo. Un cavallo selvaggio, dici? Tu sei uno stronzo, ecco cosa sei. E io sono un'idiota, questo è certo. Non mi cercare più e vaffanculo, tu e la tua libertà. -
- Stella! Stella! Dai, non la prendere così! Vedrai che dopo una bella dormita, domani la penserai diversamente. Lo faccio anche per te. Non ti sei rotta di vedere sempre la mia faccia?- e sorrise di nuovo. Stella si sentì scoppiare la testa e, come se fosse una corrente elettrica ad attivarla, gli mollò uno schiaffo. Luca disse :- Ma che fai? Che cazzo fai???-
Stella uscì e sbatté la porta con foga. Sul marciapiede passava un vecchio, ricurvo, che sobbalzò e la guardò spaventato. Stella gli tagliò la strada e scappò via, verso la sua Panda. Aprì la portiera e, appena dentro, la richiuse con forza e scoppiò in lacrime. Pianse per un'ora, senza riuscire a fermarsi. Quella sera al Kopacabana era solo un ricordo e pensò che, forse, quella sera, avrebbe fatto meglio a non uscire. Ma Marzia aveva insistito così tanto che Stella non aveva saputo dirle di no. D'altronde, quando c'era da aiutare un'amica in faccende di cuore, Stella era sempre pronta. Ma ora chi avrebbe aiutato lei? 
Nello specchietto retrovisore vide due occhi gonfi ed un viso rosso e realizzò che erano i suoi. L'indomani chi sarebbe andato a lavoro al posto suo? Avrebbe avuto bisogno di una sosia. Difficile trovarla nell'arco di una notte. A quello sciocco pensiero le sue labbra si inarcarono leggermente. 
Girò la chiave e ingranò la prima. Aveva voglia di tornarsene a casa. 

12^ puntata. Il mare d'inverno (di Valentina Buono)

Ore 21,15. Aprendosi, la porta cigolò. Apparve Luca: - E tu, che ci fai ancora qua? Mi hai aspettato?- Stella sentì queste parole e contemporaneamente lo fissò negli occhi: quello che ci vide la ferì. Sembrava contrariato e fortemente seccato. Evidentemente la sua visita non era stata gradita. Evidentemente. Dove era finita la luce che gli brillava negli occhi quella sera al Kopacabana? Stella sentì la fronte corrugarsi: era una contrazione involontaria; la tempia sinistra le stava pulsando all'impazzata.
- Sì, ho deciso di aspettarti, visto che non mi hai cercata e mi eviti. Che cosa vuoi fare, Luca? Vuoi tenermi sulla corda in eterno? Pensi che io mi debba accontentare sempre degli avanzi del tuo tempo ed essere vittima dei tuoi continui sbalzi di umore? Questo vuoi, eh? Questoooo? - Stella sentì uscire la voce e non poté controllarla: aveva iniziato a parlare in tono fermo e deciso, pacato e risoluto, ma le ultime parole le erano sfuggite deformate, urlate, isteriche. No, non poteva sopportare quel distacco, quella freddezza: la facevano impazzire. Sentiva la vena pulsare sempre più forte. Per un attimo temette un'ischemia, benché non sapesse quali ne fossero i sintomi. Ma fu solo un attimo. Poi la mente tornò all'uomo che aveva di fronte, quello con gli occhi verdi come il mare, un mare che ora le appariva tutt'altro che carico di promesse: era il mare d'inverno. E non era un bel vedere. 

lunedì 17 febbraio 2014

11^ puntata. Galeotta fu una sera d'estate (di Valentina Buono)

Ore 20,30. Di Luca nemmeno l'ombra. Adriana era andata via da mezz'ora. Stella aveva notato che, uscendo, la bella biondona le aveva lanciato un'occhiata di scherno, salutandola con uno scialbo "Ariverderci, Sig. na Stella!".

Stella si sentiva stupida, ma in fondo non le importava, almeno non più:  ora voleva solo parlare con Luca. Solo parlare. Guardarlo negli occhi, in quegli occhi verdi che l'avevano catturata dalla prima volta che si erano incontrati. Era stato in una sera d'estate e c'era una brezza fresca, che le scompigliava le ordinate ciocche appuntate sulla sommità della testa con un fermaglio di osso. Quella sera Stella indossava una gonna lunga e ampia, modello "gitana". Se lo ricordava bene. Portava anche una maglia di pizzo beige, traforatissima, su cui - sotto il seno - passava un nastro marrone, di raso, che terminava in un fiocco e ricadeva morbido all'altezza dell'ombelico.
Luca se ne stava con un gruppo di ragazzi e ragazze, a sorseggiare un cocktail, in un bicchiere verde, trasparente, e portava una camicia bianca di lino, un po'sgualcita e aperta sul petto: era bello, sfrontatamente bello e aveva gli occhi lucenti. O forse a Stella erano sembrati tali. Lui, voltandosi distrattamente, l'aveva vista e i loro sguardi si erano scontrati. Stella era rimasta folgorata da quei due occhi verdi e da quel sorriso bianchissimo. Più candido della camicia. Era fine giugno, ma quel ragazzo era già abbronzato. Stella continuò a guardarlo, ma poi distolse lo sguardo, in preda ad una sorta di pudore adolescenziale. Si sentiva stupida, inadeguata e per di più si accorse di avere le guance in fiamme. Si allontanò un attimo e chiese alla cameriera del Kopacabana di indicarle la toilette.
Si guardò allo specchio: aveva gli occhi lucidi, le guance rosse e i capelli scompigliati. Stette qualche minuto a fissarsi. Fece scorrere l'acqua sui polpastrelli, sui polsi, si asciugò, si ravviò i capelli e si passò un velo di lucido. Era color ciliegia: le faceva risaltare le labbra.
Uscì dalla toilette. Cercò Marzia, che era rimasta fuori dal locale, con Filippo e Marcella. A Marzia Filippo piaceva molto, ma non era ricambiata. Ora Stella doveva parlarle, doveva dirle di quanto quei due occhi verdi l'avessero sconvolta.

lunedì 3 febbraio 2014

10^ puntata. Caparbiamente seduta (di Valentina Buono)

Restò seduta su una di quelle sedie rivestite di tessuto, che spesso si trovano nelle anticamere dei medici, dei dentisti, degli avvocati e di tutti quei professionisti che prima di ricevere un cliente lo fanno aspettare per ore. Non aveva intenzione di andarsene presto, Stella. Sfilò dalla borsetta il cellulare ed iniziò a picchiettare sullo schermo a sfioramento in modo non propriamente delicato. Stava scrivendo a Luca: - Sono qui fuori, seduta. Non mi avevi detto che Adriana era una sventola bionda... e svenevole... -
Inviò queste due righe. Si sentiva pervasa da una strana corrente. Voleva restare là, se necessario anche fino a tarda sera. Lo avrebbe aspettato fino a qualsiasi ora. Non poteva più rinviare. In fondo sapeva che forse quello sarebbe stato l'ultimo incontro con Luca, ma preferiva non prolungare l'agonia. Era venerdì sera. Da lunedì Luca non si era fatto mai sentire e non aveva mai risposto ai suoi messaggi. Stella aveva pensato di passare da casa sua, ma le seccava dover essere filtrata da Massimo o da Mario, con i quali Luca divideva la casa. Da buon genovese, benché guadagnasse bene presso quello studio associato di geometri e portasse avanti anche dei lavori in autonomia, non si era voluto permettere un monolocale: diceva che sarebbe costato troppo e che a lui andava bene condividere un appartamento. Stella questa cosa non l'aveva mai capita e nemmeno accettata, ma aveva preferito non farglielo pesare. Sperava che un giorno le si presentasse con una proposta di convivenza. D'altronde, si frequentavano da due anni. Si frequentavano significava che andavano a letto insieme saltuariamente da due anni e che altrettanto saltuariamente da due anni andavano insieme a mangiare una pizza o al cinema. Luca non aveva mai voluto di più e lei mai l'aveva preteso. Di che cosa poteva rimproverarlo? E lei? Lei aveva le sue colpe. Non si era mai ribellata. Non si era mai imposta. 
E ora? Ora gli avrebbe detto tutto, in un solo colpo, tutto d'un fiato, fosse pure cascato il mondo.

giovedì 30 gennaio 2014

9^ puntata. Su e giù per la stanza (di Valentina Buono)

Stella doveva dirglielo. Sembrava una tigre in gabbia. Passeggiava per la stanza con passi veloci, lunghi e con le mani appoggiate sui fianchi. Il pensiero di dovergli parlare era ormai un'ossessione e la notte precedente non era riuscita a chiudere occhio. Era rimasta a girarsi e rigirarsi nel letto, finché aveva acceso la lampada ampollare appoggiata sul suo comodino e si era messa a fissare il soffitto; poi era andata a bere, a fare la pipì e si era rimessa a letto; aveva cercato di distrarsi con pensieri frivoli (come il suo guardaroba, che di solito funzionava meglio delle pecore), ma niente: Morfeo aveva deciso di scioperare per quella notte. 
Prese le chiavi della Panda e scese le scale a due a due. Corse per la strada e passò sempre con il giallo. Arrivò nelle vicinanze dell'ufficio di Luca: alle 19, 30 sarebbe dovuto uscirne. Stella pensò che non voleva più aspettare.
Frenò e parcheggiò lungo il marciapiede di fronte all'ingresso dell' ufficio. La segretaria la annunciò. Luca non le aveva detto che Adriana fosse così carina, così sofisticata e così... bionda! Che poi, si era capito se gli uomini preferiscono le bionde? Stella sperava di no, poiché non sarebbe stata disposta a barattare il suo castano caldo e morbido con una capigliatura platinatata.

Luca le fece dire che era impegnato. Null'altro.