Stella doveva dirglielo. Sembrava una tigre in gabbia. Passeggiava per la stanza con passi veloci, lunghi e con le mani appoggiate sui fianchi. Il pensiero di dovergli parlare era ormai un'ossessione e la notte precedente non era riuscita a chiudere occhio. Era rimasta a girarsi e rigirarsi nel letto, finché aveva acceso la lampada ampollare appoggiata sul suo comodino e si era messa a fissare il soffitto; poi era andata a bere, a fare la pipì e si era rimessa a letto; aveva cercato di distrarsi con pensieri frivoli (come il suo guardaroba, che di solito funzionava meglio delle pecore), ma niente: Morfeo aveva deciso di scioperare per quella notte.
Prese le chiavi della Panda e scese le scale a due a due. Corse per la strada e passò sempre con il giallo. Arrivò nelle vicinanze dell'ufficio di Luca: alle 19, 30 sarebbe dovuto uscirne. Stella pensò che non voleva più aspettare.
Frenò e parcheggiò lungo il marciapiede di fronte all'ingresso dell' ufficio. La segretaria la annunciò. Luca non le aveva detto che Adriana fosse così carina, così sofisticata e così... bionda! Che poi, si era capito se gli uomini preferiscono le bionde? Stella sperava di no, poiché non sarebbe stata disposta a barattare il suo castano caldo e morbido con una capigliatura platinatata.
Luca le fece dire che era impegnato. Null'altro.
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