Ore 15,10. Il danno era minimo: solo dieci minuti di ritardo. Stella aveva fatto le scale a due a due ed era entrata nella sala di attesa dello studio medico con il fiatone. Se non avesse dovuto fare tre volte il giro dell'isolato prima di trovare uno straccio di parcheggio, forse sarebbe arrivata in orario. Non era colpa sua, si ripeteva. La sfortuna, sempre lei, ci metteva lo zampino e le faceva fare tardi. Sì, era così. Lei, in fondo, si era avviata per tempo, no?
Una signora sui cinquanta, sentendola entrare, aveva sollevato gli occhietti grigi da una rivista e li aveva riabbassati subito, senza che Stella riuscisse ad accennare un saluto.
- Buonasera. Sta aspettando la dott.ssa Pincherlo oppure il dott. Pizzoli?- disse Stella, facendo la faccia tosta.
- La dott.ssa Pincherlo, ma è in ritardo - rispose la donna dagli occhietti grigi e sfuggenti. Stella realizzò, dunque, che il suo ritardo non aveva causato conseguenze irreparabili e la sua immagine di donna educata era salva. Si sedette. Tirò fuori dalla maxi-bag il cellulare, un Samsung S3, uno di quegli apparecchi che può fare pure il caffè, se sei capace di usarlo. Toccò lo schermo in corrispondenza dell'icona di WhatsApp e iniziò a chattare con Gianna. Questa applicazione di messaggeria era una bomba, una cosa troppo figa! Eh, sì, perché in tempo reale Stella riusciva ad inviare messaggi a tutti i suoi contatti telefonici, o meglio, a tutti quelli che avevano installato l'applicazione. Ma la cosa più fantastica - almeno per Stella - era poter usufruire di una centinaia di emoticon differenti, che coprivano la gran parte delle espressioni, della mimica e degli stati d'animo umani. Figo, no? Altro che Messenger o Twitter. Facebook ultimamente aveva copiato gli emoticon di WhatsApp. Che marpione quel Zuckerberg, pensò Stella sorridendo. Meglio messaggiare, certo, piuttosto che leggere di Maria De Filippi e delle vicende del circo di "Uomini e Donne". Stella riteneva quei programmi un'offesa all'intelligenza.
Ore 15,30. La segretaria fa entrare la cinquantenne, che dovette chiudere la rivista a malincuore sul più bello, proprio su quel pezzo di letteratura riguardante l'ultimo flirt di George Clooney. Peccato!
- E, beh, signora mia, le tocca!!! Vada, vada!!! Tanto George, pure se fosse libero, non starebbe certo a pensare a lei! Si fidi- pensò Stella e sorrise di nuovo, da sola. Non le succedeva da un po', di sorridere.
Tutta questa storia. Maledizione. Quando era iniziata se lo ricordava bene. Non sapeva, però, quando e se sarebbe finita. E questo la spaventava. Tanto. Troppo.
Ore 16,00. La segretaria fece capolino e disse con voce squillante:
- Sig.na De Carolis, può entrare. La dott.ssa la sta aspettando.
- Sì, arrivo. Grazie.
Stella afferrò la borsa, fece un respiro profondo ed entrò. Come se si stesse per buttare da un dirupo, giù in mare, come se fosse una scommessa buttarsi giù. E se ad attenderla, invece delle onde, ci fosse stato uno scoglio appuntito?
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