A Stella era sempre piaciuto restare a lungo sotto il getto caldo e rassicurante della doccia: il vapore, i vetri appannati e il massaggio dell'acqua la rilassavano, creando una specie di schermo protettivo contro il mondo esterno. Quel giorno avrebbe voluto restare per sempre lì, sotto il getto di acqua scrosciante, incessante. Incessanti erano anche i suoi pensieri. Le affollavano la mente e le era impossibile lasciarli andare. Di solito, sotto la doccia Stella pensava, elaborava e, non di rado, le venivano delle belle idee. Allora no, nessun'idea brillante, solo un pensiero opprimente, unico, martellante; i muscoli dell'addome erano tesi e sentiva una pressione insolita all'altezza dello sterno. Decise. Chiuse il miscelatore dell'acqua. Aprì il pannello di vetro smerigliato ed afferrò con foga l'accappatoio giallo. Sì, giallo, perché il giallo le era sempre piaciuto: le ricordava il sole e il colore di quelle margherite esili e graziose che ricoprono i prati d'estate e che, seppur delicate, sono forti e resistenti: stanno là e crescono verso il sole, felici di potere osservare il cielo intenso dell'estate, in cui le nuvole sono solo un ricordo. Come sarebbe piaciuto a Stella, quel pomeriggio, fare una corsa in un prato di margherite gialle... e invece no. Era novembre e le margherite a novembre non ci sono e i prati, a novembre, sono coperti di fredda brina. E no, nemmeno il cielo è di quell'azzurro intenso ed inconfondibile. No, proprio no. Di novembre il cielo è grigio e spesso piove. Si sarebbe dovuta aspettare la prossima estate. E Stella pensava che non avrebbe fatto in tempo.
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