giovedì 27 febbraio 2014

14^ puntata. Quella sera (di Valentina Buono)

In casa c'era un odore strano e Stella corse subito verso la pattumiera dell'organico: aprendola, si levò una nube tossica. Le bucce di arancia e di mela, fermentando, avevano diffuso il puzzo in cucina e in sala. Richiuse il sacchetto e lo sfilò, per andarlo a relegare in un angolo del terrazzino, fino all'indomani. Non si era svestita. Si buttò sul divano. Si guardò allo specchio appeso sulla parete di fronte e non si riconobbe. Dove era finito l'entusiasmo di tre giorni prima, quando aveva scoperto di non avere un cancro all'intestino, ma solo la celiachia? Era felice di questo, intimamente, eppure la storia di Luca l'aveva svuotata. Ricominciò a piangere. Abbracciò il suo peluche e lo strinse forte, tra le lacrime sempre più copiose. Non cenò. Si preparò una tisana alle erbe di montagna. La bevve svogliatamente e si infilò il pigiama, quello di cotone con l'orso che stringeva tra le zampe un enorme cuore. Si mise a letto, sotto il suo morbido piumone azzurro. Bagnò il cuscino e si addormentò sfinita. 

mercoledì 19 febbraio 2014

13^ puntata. Il cavallo selvaggio (di Valentina Buono)

- Stella, io non ti devo niente. Non ti ho mai detto di volere una relazione stabile. Se l'hai creduto, mi hai frainteso. Io sono nato libero. Sono come un cavallo selvaggio - e sorrise.
Quel sorriso la indispettì, moltissimo, forse troppo. Fu la tipica goccia che fa traboccare il vaso: nel caso di Stella, però, non era un semplice vaso a traboccare, ma un fiume a tracimare. 
- Certo che sei davvero uno smidollato, una persona meschina, mi fai schifo. Un cavallo selvaggio, dici? Tu sei uno stronzo, ecco cosa sei. E io sono un'idiota, questo è certo. Non mi cercare più e vaffanculo, tu e la tua libertà. -
- Stella! Stella! Dai, non la prendere così! Vedrai che dopo una bella dormita, domani la penserai diversamente. Lo faccio anche per te. Non ti sei rotta di vedere sempre la mia faccia?- e sorrise di nuovo. Stella si sentì scoppiare la testa e, come se fosse una corrente elettrica ad attivarla, gli mollò uno schiaffo. Luca disse :- Ma che fai? Che cazzo fai???-
Stella uscì e sbatté la porta con foga. Sul marciapiede passava un vecchio, ricurvo, che sobbalzò e la guardò spaventato. Stella gli tagliò la strada e scappò via, verso la sua Panda. Aprì la portiera e, appena dentro, la richiuse con forza e scoppiò in lacrime. Pianse per un'ora, senza riuscire a fermarsi. Quella sera al Kopacabana era solo un ricordo e pensò che, forse, quella sera, avrebbe fatto meglio a non uscire. Ma Marzia aveva insistito così tanto che Stella non aveva saputo dirle di no. D'altronde, quando c'era da aiutare un'amica in faccende di cuore, Stella era sempre pronta. Ma ora chi avrebbe aiutato lei? 
Nello specchietto retrovisore vide due occhi gonfi ed un viso rosso e realizzò che erano i suoi. L'indomani chi sarebbe andato a lavoro al posto suo? Avrebbe avuto bisogno di una sosia. Difficile trovarla nell'arco di una notte. A quello sciocco pensiero le sue labbra si inarcarono leggermente. 
Girò la chiave e ingranò la prima. Aveva voglia di tornarsene a casa. 

12^ puntata. Il mare d'inverno (di Valentina Buono)

Ore 21,15. Aprendosi, la porta cigolò. Apparve Luca: - E tu, che ci fai ancora qua? Mi hai aspettato?- Stella sentì queste parole e contemporaneamente lo fissò negli occhi: quello che ci vide la ferì. Sembrava contrariato e fortemente seccato. Evidentemente la sua visita non era stata gradita. Evidentemente. Dove era finita la luce che gli brillava negli occhi quella sera al Kopacabana? Stella sentì la fronte corrugarsi: era una contrazione involontaria; la tempia sinistra le stava pulsando all'impazzata.
- Sì, ho deciso di aspettarti, visto che non mi hai cercata e mi eviti. Che cosa vuoi fare, Luca? Vuoi tenermi sulla corda in eterno? Pensi che io mi debba accontentare sempre degli avanzi del tuo tempo ed essere vittima dei tuoi continui sbalzi di umore? Questo vuoi, eh? Questoooo? - Stella sentì uscire la voce e non poté controllarla: aveva iniziato a parlare in tono fermo e deciso, pacato e risoluto, ma le ultime parole le erano sfuggite deformate, urlate, isteriche. No, non poteva sopportare quel distacco, quella freddezza: la facevano impazzire. Sentiva la vena pulsare sempre più forte. Per un attimo temette un'ischemia, benché non sapesse quali ne fossero i sintomi. Ma fu solo un attimo. Poi la mente tornò all'uomo che aveva di fronte, quello con gli occhi verdi come il mare, un mare che ora le appariva tutt'altro che carico di promesse: era il mare d'inverno. E non era un bel vedere. 

lunedì 17 febbraio 2014

11^ puntata. Galeotta fu una sera d'estate (di Valentina Buono)

Ore 20,30. Di Luca nemmeno l'ombra. Adriana era andata via da mezz'ora. Stella aveva notato che, uscendo, la bella biondona le aveva lanciato un'occhiata di scherno, salutandola con uno scialbo "Ariverderci, Sig. na Stella!".

Stella si sentiva stupida, ma in fondo non le importava, almeno non più:  ora voleva solo parlare con Luca. Solo parlare. Guardarlo negli occhi, in quegli occhi verdi che l'avevano catturata dalla prima volta che si erano incontrati. Era stato in una sera d'estate e c'era una brezza fresca, che le scompigliava le ordinate ciocche appuntate sulla sommità della testa con un fermaglio di osso. Quella sera Stella indossava una gonna lunga e ampia, modello "gitana". Se lo ricordava bene. Portava anche una maglia di pizzo beige, traforatissima, su cui - sotto il seno - passava un nastro marrone, di raso, che terminava in un fiocco e ricadeva morbido all'altezza dell'ombelico.
Luca se ne stava con un gruppo di ragazzi e ragazze, a sorseggiare un cocktail, in un bicchiere verde, trasparente, e portava una camicia bianca di lino, un po'sgualcita e aperta sul petto: era bello, sfrontatamente bello e aveva gli occhi lucenti. O forse a Stella erano sembrati tali. Lui, voltandosi distrattamente, l'aveva vista e i loro sguardi si erano scontrati. Stella era rimasta folgorata da quei due occhi verdi e da quel sorriso bianchissimo. Più candido della camicia. Era fine giugno, ma quel ragazzo era già abbronzato. Stella continuò a guardarlo, ma poi distolse lo sguardo, in preda ad una sorta di pudore adolescenziale. Si sentiva stupida, inadeguata e per di più si accorse di avere le guance in fiamme. Si allontanò un attimo e chiese alla cameriera del Kopacabana di indicarle la toilette.
Si guardò allo specchio: aveva gli occhi lucidi, le guance rosse e i capelli scompigliati. Stette qualche minuto a fissarsi. Fece scorrere l'acqua sui polpastrelli, sui polsi, si asciugò, si ravviò i capelli e si passò un velo di lucido. Era color ciliegia: le faceva risaltare le labbra.
Uscì dalla toilette. Cercò Marzia, che era rimasta fuori dal locale, con Filippo e Marcella. A Marzia Filippo piaceva molto, ma non era ricambiata. Ora Stella doveva parlarle, doveva dirle di quanto quei due occhi verdi l'avessero sconvolta.

lunedì 3 febbraio 2014

10^ puntata. Caparbiamente seduta (di Valentina Buono)

Restò seduta su una di quelle sedie rivestite di tessuto, che spesso si trovano nelle anticamere dei medici, dei dentisti, degli avvocati e di tutti quei professionisti che prima di ricevere un cliente lo fanno aspettare per ore. Non aveva intenzione di andarsene presto, Stella. Sfilò dalla borsetta il cellulare ed iniziò a picchiettare sullo schermo a sfioramento in modo non propriamente delicato. Stava scrivendo a Luca: - Sono qui fuori, seduta. Non mi avevi detto che Adriana era una sventola bionda... e svenevole... -
Inviò queste due righe. Si sentiva pervasa da una strana corrente. Voleva restare là, se necessario anche fino a tarda sera. Lo avrebbe aspettato fino a qualsiasi ora. Non poteva più rinviare. In fondo sapeva che forse quello sarebbe stato l'ultimo incontro con Luca, ma preferiva non prolungare l'agonia. Era venerdì sera. Da lunedì Luca non si era fatto mai sentire e non aveva mai risposto ai suoi messaggi. Stella aveva pensato di passare da casa sua, ma le seccava dover essere filtrata da Massimo o da Mario, con i quali Luca divideva la casa. Da buon genovese, benché guadagnasse bene presso quello studio associato di geometri e portasse avanti anche dei lavori in autonomia, non si era voluto permettere un monolocale: diceva che sarebbe costato troppo e che a lui andava bene condividere un appartamento. Stella questa cosa non l'aveva mai capita e nemmeno accettata, ma aveva preferito non farglielo pesare. Sperava che un giorno le si presentasse con una proposta di convivenza. D'altronde, si frequentavano da due anni. Si frequentavano significava che andavano a letto insieme saltuariamente da due anni e che altrettanto saltuariamente da due anni andavano insieme a mangiare una pizza o al cinema. Luca non aveva mai voluto di più e lei mai l'aveva preteso. Di che cosa poteva rimproverarlo? E lei? Lei aveva le sue colpe. Non si era mai ribellata. Non si era mai imposta. 
E ora? Ora gli avrebbe detto tutto, in un solo colpo, tutto d'un fiato, fosse pure cascato il mondo.