Negli spogliatoi della palestra c’era un odore di
scarpe ed umidità, ma, di tanto in
tanto, arrivavano folate di profumo, quando qualche signora si spalmava una
crema miracolosa e tuttofare oppure usciva dalla doccia con addosso ancora la
fragranza del bagnoschiuma.
Una moltitudine di décolleté con il tacco, stivali,
parigine e ballerine- prevalentemente nei colori nero e marrone- giaceva ai
piedi delle panche abbandonata: le scarpe “cittadine”erano state
temporaneamente spodestate da scarpe ginniche dei più svariati tipi. Alcune di esse non sembravano
sentir troppo la mancanza delle loro proprietarie: d’altronde queste le
trascuravano, lasciandole senza un velo di lucido o un colpo di spugna. - Che
vita dura! Anche per le scarpe! – pensò Stella e mentre queste parole le
attraversavano la mente velocemente, si sfilava i vestiti per indossare la tuta: la felpa
con la mezza zip era bianca e nera, mentre il pantalone era nero e le fasciava
fianchi e cosce. A Stella non era mai piaciuto indossare un abbigliamento
ginnico eccessivamente attillato, poiché la infastidivano gli sguardi
indiscreti di alcuni uomini, e non portava mai i capelli raccolti a
coda: li fermava sulle tempie
per evitare che le ciocche anteriori le ricadessero sugli occhi durante
l’allenamento.
Dopo aver fatto il doppio nodo alle sue Nike, uscì
dallo spogliatoio e varcò la soglia della sala attrezzi. Iniziò l’allenamento
con trenta minuti di camminata veloce sul tapis roulant: il suo attrezzo
preferito. Poi passò all’allenamento delle cosce e a quello dei polpacci;
infine dorso e bicipiti, con i pesi da 2 Kg. A Stella piaceva molto – era una
forma di narcisistico compiacimento – avere delle braccia magre e sode. Le
curava molto. Inoltre, spesso, si trovava costretta a sollevare e a portare
pesi e, per non forzare la schiena, le conveniva allenare braccia e addome.
Alla fine dell’allenamento, quel giorno, Stella si
sentiva particolarmente stanca. Sarebbe tornata a casa, avrebbe fatto una
doccia e sarebbe cascata sul letto, senza neppure cenare. Quella sera aveva
voglia di abbracciare il cuscino e sprofondare sotto il piumone celeste,
morbido, avvolgente. Non vedeva l’ora…
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