A grandi passi Stella uscì dallo studio della Pincherlo. Si sentiva su una nuvola. Non sapeva come fosse stare su una nuvola in realtà, ma immaginava che la sensazione dovesse essere simile a quella che stava provando allora. Le gambe andavano per inerzia, sentiva le sue labbra piegate in un sorriso, ampio e inaspettato. Il cuore andava a mille. Raggiunse la sua Pandina e si immise nel traffico dell'ora di punta del rientro pomeridiano. Non le andava, però, di tornare a casa. Voleva andare al Centroshopping. Sì, per festeggiare, da sola, quel pomeriggio di vita. Quella vita che prometteva di non abbandonarla, almeno per ora, poi, chissà! siamo sotto il cielo. Al Centroshopping c'era il suo negozio di abbigliamento preferito. Avrebbe provato tutto quello che le piaceva e si sarebbe data a spese pazze. Sì, sì. Wow!!!
- Mamma che bello quel maglione di lana grossa mélange color senape: sarà mio! Non è che mi ingrossa? Mmmm. Naaaa, ma che ingrossa, chi se ne frega, dai! Lo provo - Stella lo infilò rapidamente, con foga, e si guardò allo specchio. Era bella. Sì, doveva ammetterlo: il maglione le stava bene, ma ancor di più le donavano il sorriso e quella luce negli occhi. Era decisamente bella. Merito del maglione e della celiachia!
- Questa gonna scozzese rossa è fantastica! Ha le pieghe però... mi ingrossa, cavolo, mi ingrossa! Vabbé, vorrà dire che mangerò meno cioccolato. La voglio, la voglio, la voglio, cavolo!!!- nel camerino la infilò, senza nemmeno togliersi le scarpe e il jeans, che rimase sotto il ginocchio a penzolare - Bella, bella, bellissimaaaa! La voglio! Settanta euro. Il maglione invece, quanto sta? Vediamo. Cinquanta euro. Bene. Sono già centoventi. Stella, vacci piano - ma vide una sciarpa rossa, di lana mohair, morbidosa e lucente - E dai, però, questa non posso non prenderla! Mi sta troppo bene questo colore e, poi, è così soffice...vediamo: venti euro. Facciamo cifra tonda: centocinquanta e a casa di corsa!- Ecco l'angolo dei cappellini. D'inverno Stella non vi rinunciava per nulla al mondo: aveva 5-6 cappellini, di colori diversi e ogni anno ne comprava uno diverso. Lo vide rosso, di una tonalità molto simile alla sciarpa superfantastica, con un bon-bon nero alla sommità.
-Bellino, bellino è quel cappello!- lo indossò e si specchiò: le faceva risaltare le labbra. - Bene. Quota centocinquanta raggiunta!-
Stella si avvicinò alla cassa. Prima di lei c'era una ragazzina sui quattordici anni. Capelli liscissimi con shatush biondo alle punte. Masticava una gomma, distrattamente. Il jeggins (si dice così, no?) le fasciava le gambine da fenicottero e le maniche di un maglione slabbrato fuoriuscivano da quelle del piumino parka verde militare. La ragazza pagò e sulla mano destra aveva il tatuaggio di un Cupido.
Stella si ricordò delle lezioni universitarie su Cupido e gli Amorini. Che teneri, dolci bambini alati. Peccato che l'avessero fatta innamorare sempre di quello sbagliato.