giovedì 21 marzo 2013

Valentina Buono recensisce "Che Dio ci aiuti 2"


Una fiction già collaudata lo scorso anno con la fortunata prima serie,  ora in onda su Rai Uno ogni giovedì sera in prima serata.
Protagonista indiscussa è la brava ed espressiva Elena Sofia Ricci, nei panni di suor Angela, una religiosa intraprendente, ficcanaso e un po’ Cupido, che grazie alla preghiera, ma anche e soprattutto alla parola e all’azione, è punto di riferimento per le ragazze che alloggiano nel suo convitto, a cui è annesso un bar dal nome “Angolo Divino”. A farle da spalla c’è Valeria Fabrizi, nei panni della scaltra e burbera madre superiora, la cui verve comica e la passione per il Lambrusco aggiungono allo sceneggiato quel piacevole pizzico di brio che rinvia furbamente alle mitiche commedie di Don Camillo; c’è poi la giovane e bellissima Francesca Chillemi, che fa del suo accento marcatamente siciliano un punto di forza, che arricchisce il personaggio di Azzurra da lei interpretato: una ragazza apparentemente superficiale, amante dello shopping compulsivo e non proprio coltissima, lasciata in convitto da suo padre affinché possa maturare e comprendere il valore dei soldi lavorando. Azzurra si guadagna la pagnotta facendo da tata al piccolo Davide, un bambino di 6-7 anni a cui è morta la mamma. Davide è il figlio della moglie di Guido (interpretato dal bello e bravo Lino Guanciale), ex promettente principe del Foro, ora brillante e integerrimo docente universitario nella facoltà di Legge. Proprio a Guido il bambino, frutto di una relazione extra coniugale di sua moglie, è stato temporaneamente affidato, stravolgendogli la vita e soprattutto scardinando quella corazza di anaffettività e diffidenza nei confronti del prossimo che egli si è costruito. Guido, infatti, dopo la delusione derivata dal tradimento della moglie e la morte di quest’ultima,  si è chiuso al mondo e fa difficoltà a intessere relazioni affettive profonde. Si vede una volta al mese con una donna manager, sempre impegnata, più di lui, e in questa relazione, scialba e frigida, si sente protetto poiché non ne è coinvolto. Il piccolo Davide, che tanto desidera essere accettato da Guido come figlio, fa di tutto per conquistarlo, anche con la complicità di tata Azzurra, che nel corso delle puntate cresce e matura, grazie alla vicinanza di Davide e all’amore che sente nascere per Guido, il quale -seppure attratto da lei- la ignora o la rifiuta.
Le altre ragazze del convitto sono Nina, Chiara e Margherita.
Nina, intelligente ed ambiziosa, desidera diventare un affermato avvocato, ma anche lei come Guido è chiusa al mondo, ha una visione cinica e pessimistica dei rapporti umani ed il suo disagio interiore si canalizza in non rari attacchi di panico. Tale convinzione negativa della vita deriva alla ragazza da esperienze vissute durante l’infanzia e l’adolescenza, ma pian piano anche la sua corazza verrà ammorbidita dal clima di amicizia e solidarietà che si respira nel convitto.
Poi c’è Chiara, anche lei come Nina aspirante avvocato, ma insicura e solo apparentemente poco determinata e fragile. Lei e Nina sono costrette a lavorare gomito a gomito come praticanti nel medesimo studio legale, uno dei più prestigiosi di Modena (città in cui la fiction è ambientata) e alla fine del periodo di praticantato una sola di loro due verrà scelta ed assunta. Nina detesta Chiara, poiché la reputa una raccomandata, dal momento che il padre è il Rettore della facoltà di Giurisprudenza. Pian piano però i rapporti tra le ragazze si distenderanno e Nina seppellirà l’ascia di guerra, mentre Chiara dal canto suo si farà stimare ed apprezzare dall’ex-rivale per forza d’animo, coraggio e generosità. Dulcis in fundo, la bella e talentuosa dottoressa Margherita, pupilla di suor Angela, alle prese con le sue prime esperienze in corsia ed animata dal fuoco sacro per la Medicina; la ragazza si innamora perdutamente del suo Professore, il dottor Francesco, che ha molti anni più di lei ed è il suo Tutor. I due iniziano una relazione, caratterizzata da un atteggiamento altalenante da parte dell’affascinante primario. Margherita scopre dolorosamente ed inaspettatamente che Francesco è sposato.
In questa grande e pazza famiglia il bandolo della matassa viene sempre ritrovato grazie all’aiuto di Dio, a cui tutti i personaggi si rivolgono in modalità differenti e più o meno consapevoli, in dialoghi  non di rado toccanti, ma mai stucchevoli e patetici.
“Che Dio ci aiuti” apre una finestra di speranza sul mondo e sulle relazioni tra le persone.  Una fiction godibile, una sorta di romanzo di formazione dei personaggi, i quali nel loro percorso di maturazione ci donano un po’ di sé, rendendoci migliori. 

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensate?
What do you think about?