Una
fiction già collaudata lo scorso anno con la fortunata prima serie, ora in onda su Rai Uno ogni giovedì sera in
prima serata.
Protagonista
indiscussa è la brava ed espressiva Elena Sofia Ricci, nei panni di suor
Angela, una religiosa intraprendente, ficcanaso e un po’ Cupido, che grazie
alla preghiera, ma anche e soprattutto alla parola e all’azione, è punto di
riferimento per le ragazze che alloggiano nel suo convitto, a cui è annesso un
bar dal nome “Angolo Divino”. A farle da spalla c’è Valeria Fabrizi, nei panni
della scaltra e burbera madre superiora, la cui verve comica e la passione per
il Lambrusco aggiungono allo sceneggiato quel piacevole pizzico di brio che rinvia
furbamente alle mitiche commedie di Don Camillo; c’è poi la giovane e bellissima
Francesca Chillemi, che fa del suo accento marcatamente siciliano un punto di
forza, che arricchisce il personaggio di Azzurra da lei interpretato: una
ragazza apparentemente superficiale, amante dello shopping compulsivo e non
proprio coltissima, lasciata in convitto da suo padre affinché possa maturare e
comprendere il valore dei soldi lavorando. Azzurra si guadagna la pagnotta
facendo da tata al piccolo Davide, un bambino di 6-7 anni a cui è morta la
mamma. Davide è il figlio della moglie di Guido (interpretato dal bello e bravo
Lino Guanciale), ex promettente principe del Foro, ora brillante e integerrimo
docente universitario nella facoltà di Legge. Proprio a Guido il bambino,
frutto di una relazione extra coniugale di sua moglie, è stato temporaneamente affidato,
stravolgendogli la vita e soprattutto scardinando quella corazza di
anaffettività e diffidenza nei confronti del prossimo che egli si è costruito.
Guido, infatti, dopo la delusione derivata dal tradimento della moglie e la
morte di quest’ultima, si è chiuso al
mondo e fa difficoltà a intessere relazioni affettive profonde. Si vede una
volta al mese con una donna manager, sempre impegnata, più di lui, e in questa
relazione, scialba e frigida, si sente protetto poiché non ne è coinvolto. Il
piccolo Davide, che tanto desidera essere accettato da Guido come figlio, fa di
tutto per conquistarlo, anche con la complicità di tata Azzurra, che nel corso
delle puntate cresce e matura, grazie alla vicinanza di Davide e all’amore che
sente nascere per Guido, il quale -seppure attratto da lei- la ignora o la
rifiuta.
Le
altre ragazze del convitto sono Nina, Chiara e Margherita.
Nina,
intelligente ed ambiziosa, desidera diventare un affermato avvocato, ma anche
lei come Guido è chiusa al mondo, ha una visione cinica e pessimistica dei
rapporti umani ed il suo disagio interiore si canalizza in non rari attacchi di
panico. Tale convinzione negativa della vita deriva alla ragazza da esperienze
vissute durante l’infanzia e l’adolescenza, ma pian piano anche la sua corazza
verrà ammorbidita dal clima di amicizia e solidarietà che si respira nel
convitto.
Poi
c’è Chiara, anche lei come Nina aspirante avvocato, ma insicura e solo
apparentemente poco determinata e fragile. Lei e Nina sono costrette a lavorare
gomito a gomito come praticanti nel medesimo studio legale, uno dei più prestigiosi
di Modena (città in cui la fiction è ambientata) e alla fine del periodo di
praticantato una sola di loro due verrà scelta ed assunta. Nina detesta Chiara,
poiché la reputa una raccomandata, dal momento che il padre è il Rettore della
facoltà di Giurisprudenza. Pian piano però i rapporti tra le ragazze si
distenderanno e Nina seppellirà l’ascia di guerra, mentre Chiara dal canto suo si
farà stimare ed apprezzare dall’ex-rivale per forza d’animo, coraggio e
generosità. Dulcis in fundo, la bella e talentuosa dottoressa Margherita,
pupilla di suor Angela, alle prese con le sue prime esperienze in corsia ed
animata dal fuoco sacro per la Medicina; la ragazza si innamora perdutamente
del suo Professore, il dottor Francesco, che ha molti anni più di lei ed è il
suo Tutor. I due iniziano una relazione, caratterizzata da un atteggiamento
altalenante da parte dell’affascinante primario. Margherita scopre
dolorosamente ed inaspettatamente che Francesco è sposato.
In
questa grande e pazza famiglia il bandolo della matassa viene sempre ritrovato
grazie all’aiuto di Dio, a cui tutti i personaggi si rivolgono in modalità
differenti e più o meno consapevoli, in dialoghi non di rado toccanti, ma mai stucchevoli e
patetici.
“Che
Dio ci aiuti” apre una finestra di speranza sul mondo e sulle relazioni tra le
persone. Una fiction godibile, una sorta
di romanzo di formazione dei personaggi, i quali nel loro percorso di
maturazione ci donano un po’ di sé, rendendoci migliori.
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