martedì 18 ottobre 2016

Due parole solo per ricordarmi e ricordarvi che la strada per il cambiamento un'origine ce l'ha ed è dentro di noi. In noi c'è il seme della volontà, che se irrorato di forza e determinazione, cresce fino a diventare una pianta lussureggiante, carica di frutti succosi e dolci. Dal seme alla pianta. Il seme è  già piantato dentro di noi. Bisogna farlo fruttare.

lunedì 22 giugno 2015

A mio figlio vorrei insegnare...

A mio figlio spero di insegnare una serie di valori e di principi che lo possano far essere una persona da amare e stimare. Per prima cosa, deve capire che bisogna rispettare tutti, anche chi non dà rispetto, poiché è uno di quei comportamenti che conferisce dignità agli uomini. Mi piacerebbe, poi, insegnargli a ringraziare, sempre, poiché nulla è dovuto e perché è sintomo di buona educazione; vorrei, inoltre, che capisse l'importanza del lavoro, dello studio e del sacrificio: se i genitori lavorano, lo fanno per i figli e per il loro benessere. Mi piacerebbe, infine, trasmettergli l'idea dell'inutilità e dannosità dell'invidia, sentimento che logora chi la prova. Gli darò amore, per insegnargli ad amare. 

A difesa dei brand low cost


A difesa dei brand low cost

A difesa dei brand low cost, per cui ho riscontrato un ottimo rapporto qualità-prezzo, posso dire che:
- la qualità di un indumento o di un accessorio spesso non dipende dal marchio, ma dalla spesa che l'azienda ha sostenuto per fabbricare quel determinato oggetto;
- anche i grandi marchi delocalizzano la produzione in paesi in via di sviluppo e utilizzano spesso materie prime scadenti;
- i brand low cost che utilizzano materie prime naturali, come cotone, Lino, viscosa, sono da preferire ai grandi nomi quando questi ultimi producono oggetti in materie sintetiche;
- il cotone organico usato dai brand low cost è superecologico;
- il costo limitato favorisce gli acquisti;
- l'assortimento è variegato ed in continuo rinnovamento. 

giovedì 24 aprile 2014

EFFETTI POSITIVI DI UN ABBRACCIO

L'abbraccio tra due persone è un gesto di affetto, stima, calore e solidarietà.
A ciascun essere umano non dovrebbe mai essere negato un abbraccio, ciascuno dovrebbe poterne usufruire almeno una volta nella vita. Esso rilascia un calore profondo, rinfranca l'animo, fortifica lo spirito, rafforza l'autostima, migliora l'umore, spalanca uno scenario di speranza.
Cosa costa un abbraccio? Credo non costi nulla e dà tanto non solo a chi lo riceve, ma soprattutto a chi lo dà. Abbracciamoci di più, abbattiamo i muri dell'egocentrismo, dell'indifferenza, della superbia e dell'orgoglio. Effondiamo la luce dell'amicizia e il calore dell'umanità. Con un semplice e primordiale gesto: un abbraccio.

mercoledì 23 aprile 2014

giovedì 3 aprile 2014

CONTAMINACIONES ENTRE LA MATRONA IDEAL Y LA PUELLA ELEGIACA / CONTAMINAZIONI TRA LA MATRONA IDEALE E LA FANCIULLA ELEGIACA










Ambito di interesse: letteratura e filologia latine

Titolo dell'articolo: Contaminaciones entre la matrona ideal y la puella elegiaca

Autori: Eulogio Baeza Angulo y Valentina Buono

Reperibile in: Emerita, Vol. 81, N. 2 (2013).

giovedì 27 marzo 2014

15^ puntata - E adesso che si fa? (di Valentina Buono)

La sveglia, con i soliti grilli molesti. Puntuale come sempre. Il suono le sembrò insopportabile e la disattivò immediatamente, ma nella foga Stella la fece cadere. Un tonfo secco e pesante. Nella sua testa un rimbombo. Si sentiva stordita e indolenzita. Aveva freddo. Non ce la faceva neppure a pensare di alzarsi dal letto.
Decise che quella mattina non sarebbe andata in dipartimento. Non ne aveva voglia e la testa le danzava come in un vorticoso girotondo.
Si raggomitolò tra le coperte e le tornarono in mente Luca, le sue parole, il suo viso, i suoi occhi e le lacrime della sera prima.
Non voleva pensarci, per ora. Quella giornata la voleva tutta per lei. 
Raccolse tutta la forza di volontà che aveva e si alzò, piano, infilò le pantofole e la vestaglia, ma barcollò un attimo e si appoggiò alla parete di fronte al letto per non cadere. Si diresse verso il bagno. Non si specchiò. Preferiva evitarlo, per il momento. Fece la pipì, poi si sciacquò il viso ed allora fu costretta a guardarsi allo specchio... no, no, no! No. Non era giusto. Non poteva continuare così. Lei aveva tutto il diritto di vivere una vita piena. Luca con il suo cinismo e la sua instabilità non poteva rovinarle l'unica vita che le era stata destinata. Eh sì, perché se poi non fosse stata vera la storia delle reincarnazioni, avrebbe sprecato la sua unica esistenza a correre dietro ad uno stronzo. Doveva darsi una mossa. Il distacco doveva essere definitivo. Queste faccende bisognava affrontarle di petto, come quando si decide di andare dal dentista.  

Indossò il vestito rosso, mise le decollté e si spazzolò i capelli: era il giorno adatto per il parrucchiere. Mise del collirio decongestionante prima nell'occhio destro e poi in quello sinistro: dopo un pianto come quello della sera prima non poteva farne proprio a meno. E un po' di trucco. Bevve una tazza di the verde con due biscotti al burro e due al cioccolato: che bontà, che dolcezza... tutta quella che Luca non aveva voluto darle. 
Prese il cordless e chiamò il parrucchiere: ottenne un appuntamento per le 12,00 e gli disse che voleva fare taglio e colore. Sì, voleva provare un bel rosso scuro, perché no? Una botta di vita. Ci stava tutta. Poi per pranzo sarebbe uscita con Marzia e Giulia. Un bel giro di shopping. Lo stipendio era quasi finito, ma non le importava. Voleva svagarsi, ricaricarsi. 
E dopo cosa avrebbe fatto? Ce l'avrebbe fatta, lo sapeva. Voleva farcela. 

giovedì 27 febbraio 2014

14^ puntata. Quella sera (di Valentina Buono)

In casa c'era un odore strano e Stella corse subito verso la pattumiera dell'organico: aprendola, si levò una nube tossica. Le bucce di arancia e di mela, fermentando, avevano diffuso il puzzo in cucina e in sala. Richiuse il sacchetto e lo sfilò, per andarlo a relegare in un angolo del terrazzino, fino all'indomani. Non si era svestita. Si buttò sul divano. Si guardò allo specchio appeso sulla parete di fronte e non si riconobbe. Dove era finito l'entusiasmo di tre giorni prima, quando aveva scoperto di non avere un cancro all'intestino, ma solo la celiachia? Era felice di questo, intimamente, eppure la storia di Luca l'aveva svuotata. Ricominciò a piangere. Abbracciò il suo peluche e lo strinse forte, tra le lacrime sempre più copiose. Non cenò. Si preparò una tisana alle erbe di montagna. La bevve svogliatamente e si infilò il pigiama, quello di cotone con l'orso che stringeva tra le zampe un enorme cuore. Si mise a letto, sotto il suo morbido piumone azzurro. Bagnò il cuscino e si addormentò sfinita. 

mercoledì 19 febbraio 2014

13^ puntata. Il cavallo selvaggio (di Valentina Buono)

- Stella, io non ti devo niente. Non ti ho mai detto di volere una relazione stabile. Se l'hai creduto, mi hai frainteso. Io sono nato libero. Sono come un cavallo selvaggio - e sorrise.
Quel sorriso la indispettì, moltissimo, forse troppo. Fu la tipica goccia che fa traboccare il vaso: nel caso di Stella, però, non era un semplice vaso a traboccare, ma un fiume a tracimare. 
- Certo che sei davvero uno smidollato, una persona meschina, mi fai schifo. Un cavallo selvaggio, dici? Tu sei uno stronzo, ecco cosa sei. E io sono un'idiota, questo è certo. Non mi cercare più e vaffanculo, tu e la tua libertà. -
- Stella! Stella! Dai, non la prendere così! Vedrai che dopo una bella dormita, domani la penserai diversamente. Lo faccio anche per te. Non ti sei rotta di vedere sempre la mia faccia?- e sorrise di nuovo. Stella si sentì scoppiare la testa e, come se fosse una corrente elettrica ad attivarla, gli mollò uno schiaffo. Luca disse :- Ma che fai? Che cazzo fai???-
Stella uscì e sbatté la porta con foga. Sul marciapiede passava un vecchio, ricurvo, che sobbalzò e la guardò spaventato. Stella gli tagliò la strada e scappò via, verso la sua Panda. Aprì la portiera e, appena dentro, la richiuse con forza e scoppiò in lacrime. Pianse per un'ora, senza riuscire a fermarsi. Quella sera al Kopacabana era solo un ricordo e pensò che, forse, quella sera, avrebbe fatto meglio a non uscire. Ma Marzia aveva insistito così tanto che Stella non aveva saputo dirle di no. D'altronde, quando c'era da aiutare un'amica in faccende di cuore, Stella era sempre pronta. Ma ora chi avrebbe aiutato lei? 
Nello specchietto retrovisore vide due occhi gonfi ed un viso rosso e realizzò che erano i suoi. L'indomani chi sarebbe andato a lavoro al posto suo? Avrebbe avuto bisogno di una sosia. Difficile trovarla nell'arco di una notte. A quello sciocco pensiero le sue labbra si inarcarono leggermente. 
Girò la chiave e ingranò la prima. Aveva voglia di tornarsene a casa. 

12^ puntata. Il mare d'inverno (di Valentina Buono)

Ore 21,15. Aprendosi, la porta cigolò. Apparve Luca: - E tu, che ci fai ancora qua? Mi hai aspettato?- Stella sentì queste parole e contemporaneamente lo fissò negli occhi: quello che ci vide la ferì. Sembrava contrariato e fortemente seccato. Evidentemente la sua visita non era stata gradita. Evidentemente. Dove era finita la luce che gli brillava negli occhi quella sera al Kopacabana? Stella sentì la fronte corrugarsi: era una contrazione involontaria; la tempia sinistra le stava pulsando all'impazzata.
- Sì, ho deciso di aspettarti, visto che non mi hai cercata e mi eviti. Che cosa vuoi fare, Luca? Vuoi tenermi sulla corda in eterno? Pensi che io mi debba accontentare sempre degli avanzi del tuo tempo ed essere vittima dei tuoi continui sbalzi di umore? Questo vuoi, eh? Questoooo? - Stella sentì uscire la voce e non poté controllarla: aveva iniziato a parlare in tono fermo e deciso, pacato e risoluto, ma le ultime parole le erano sfuggite deformate, urlate, isteriche. No, non poteva sopportare quel distacco, quella freddezza: la facevano impazzire. Sentiva la vena pulsare sempre più forte. Per un attimo temette un'ischemia, benché non sapesse quali ne fossero i sintomi. Ma fu solo un attimo. Poi la mente tornò all'uomo che aveva di fronte, quello con gli occhi verdi come il mare, un mare che ora le appariva tutt'altro che carico di promesse: era il mare d'inverno. E non era un bel vedere.