Autrice: Dott.ssa Valentina Buono
Titolo della tesi di dottorato in Filologia greca e latina: Dall’amore coniugale all’amore elegiaco.
Commento a Prop. 4,3.
Tesi svolta
presso il Dipartimento di Scienze
dell’Antichità dell’Università degli Studi di Bari A. Moro (a.a. 2004-2007).
Data di
discussione della tesi: 20 maggio 2008.
Docente tutor: Prof. Paolo Fedeli
Commissione
giudicatrice: Prof. Giovanni Laudizi, Prof. Giuseppe
Solaro e Prof. Matteo Pellegrino.
Sintesi del lavoro di ricerca e Giudizio di presentazione
Il lavoro svolto dalla Buono è un commento alla terza
elegia del quarto libro di Properzio, che è il primo esempio latino di
un’epistola in versi. Strutturalmente il commento si articola per macro-lemmi,
che riguardano uno o più distici: tale ripartizione ha il pregio di non frantumare
l'analisi testuale a scapito dell'imprescindibile sguardo d’insieme sui singoli
distici, i quali costituiscono di norma veri e propri nuclei tematici. Grazie
ad uno stile semplice e chiaro, inoltre, il testo del commento diviene ben fruibile
e a tratti persino piacevole. La candidata si è sforzata, infatti, di
amalgamare all'interno di un testo di tipo discorsivo note di carattere
critico-testuale, linguistico, metrico ed esegetico, che mirano ad un'analisi
rigorosa ed esaustiva, dalla quale emerge una sicura padronanza degli strumenti
di ricerca. Si tratta di un lavoro che, pur fondato su una debordante bibliografia,
presenta pregevoli elementi di novità anche nei confronti del recentissimo
commento al IV libro delle elegie di Properzio di Gregory Hutchinson, edito per
i tipi della Cambridge University Press nel 2005. Il commento della Buono va
ben oltre le stringate note redatte dallo studioso inglese, che spesso si rivelano
del tutto inadeguate in merito a particolari questioni esegetiche suscitate dal
non semplice testo properziano. La 4,3, infatti, come tutte le elegie di
Properzio, presenta dal punto di vista testuale non poche difficoltà, che si
riflettono inevitabilmente sull'interpretazione dei passi controversi. Il testo
critico che emerge dalle scelte testuali operate di volta in volta, se da un
lato respinge sistematicamente le lezioni proposte di recente da Giancarlo
Giardina (nella sua edizione critica con traduzione pubblicata a Roma nel 2005),
dall'altro appare più spesso conforme al testo teubneriano curato da Paolo Fedeli
(Stoccarda 1984), dal quale, comunque, si discosta in più di un’occasione. Nel
corso del commento, la discussione dei problemi testuali occupa un posto di
rilievo, supportata com'è dal vaglio scrupoloso dell'enorme messe di congetture
al testo properziano.
Il commento mira a sottolineare costantemente
le affinità e le divergenze tra l'elegia properziana e le Heroides ovidiane, che molta parte della critica ritiene, a
ragione, modellate sull'epistola in distici di Aretusa al marito Licota. A
questo riguardo, nel presente lavoro sono sistematicamente messe in evidenza
riprese tanto lessicali, quanto tematiche dal testo properziano nelle epistole
amatorie ovidiane.
Dal punto di
vista esegetico, il lavoro della Buono mira a scardinare la convinzione che
l'epistola di Aretusa sia un componimento celebrativo dell'amore coniugale, composto
in onore e per piacere del princeps, il
quale proprio negli anni in cui Properzio compose il IV libro di elegie (20-16
a.C.) irrigidì le proprie posizioni in ambito etico-sociale, dando vita ad una
vera e propria restaurazione del mos
maiorum. Il lavoro della Buono dimostra, infatti, che, sottoposta ad
un'analisi attenta ai non pochi elementi di novità rispetto ai topoi elegiaci,
la 4,3 si rivela come la riproposizione e l'ennesima celebrazione dell'amor cantato da Properzio nei primi tre
libri. Il vincolo erotico che lega Aretusa a Licota va ben al di là dell'affectio maritalis e s’identifica con il
foedus amoris della tradizione
elegiaca. Proprio alla luce di ciò, la candidata ha scelto per la propria tesi
un titolo emblematico (Dall'amore coniugale all'amore elegiaco.
Commento a Prop. 4,3), che sintetizza
i contenuti e i risultati del proprio lavoro di ricerca.
Per di più, la ricerca condotta dalla Buono reca tracce
manifeste di un’assidua e proficua frequentazione della biblioteca di
Dipartimento e di una partecipazione costante ed interessata alle lezioni
seminariali del corso di dottorato.